Trovati 34 documenti.
Presso la biblioteca sono consultabili le pubblicazioni edite o promosse dal Museo.
In particolare è disponibile la collezione completa dei cataloghi delle mostre e delle esposizioni che hanno avuto luogo presso il Museo Diocesano.
Trovati 34 documenti.
Milano : Electa, 2005
Abstract: Il volume è il catalogo della mostra che la The William G. Congdon Foundation ha promosso al Museo Diocesano di Milano (3 marzo-29 maggio 2005), alla Galleria d'Arte Contemporanea Pro Civitate Christiana di Assisi (11 giugno-23 agosto 2005), alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari di Vicenza (3 settembre-13 novembre 2005).
Carlo e Federico: la luce dei Borromeo nella Milano spagnola / a cura di Paolo Biscottini
Milano : Museo diocesano, 2005
Abstract: La mostra - a cura di Paolo Biscottini, direttore del Museo Diocesano di Milano - prende spunto dal ruolo svolto da Carlo e dal cugino Federico Borromeo nel dibattito sull’arte sacra. Per Carlo l’arte sacra doveva porsi in rapporto con la liturgia e favorire la devozione. Federico, invece, coltivava la sua naturale predisposizione per l’arte come studioso e teorico - De Pictura Sacra (1624), Museum (1625) - e fu autore di un’imponente strategia dell’immagine (alla quale affidava un ruolo preciso nel rinnovamento liturgico avviato dal cugino) nel promuovere la beatificazione e la canonizzazione di Carlo. Federico, collezionista e grande conoscitore delle arti, fondò la Biblioteca Ambrosiana e la Pinacoteca cui donò la sua collezione.
Cinisello Balsamo : Silvana, 2009
Abstract: Un piccolo tesoro è giunto al Museo Diocesano di Milano dalla basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore, l'antica Basilica Apostolorum voluta da Ambrogio nel IV secolo. Intorno a esso il museo, che lo ha accolto consapevole della sua straordinaria importanza religiosa, storica e artistica, ha raccolto, sotto la guida di Gemma Sena Chiesa, studiosi illustri per guardare all'antichità milanese, attraverso la storia di questi oggetti bellissimi, testimoni di una fede preziosa non solo per il loro lungo viaggio nel tempo, ma anche e soprattutto per essere stati originariamente concepiti quali custodi di valori elevatissimi e di una bellezza intesa come imago Dei. Il Museo Diocesano di Milano ha una storia breve, ma può fondare la sua dignità su una storia antica che qui, intorno a queste opere, si radica in modo splendente per dare ragione di una grandezza passata e di una futura a cui aspirare.
Busto Arsizio : Nomos, 2009
Abstract: La mostra monografica di Giuliano Collina presso il Museo diocesano di Milano presenta un ciclo di opere realizzate in quasi un ventennio di attività artistica, dal 1990 al 2009. È possibile scandire il percorso della mostra in cinque ambiti tematici. Il primo è dedicato interamente al corpo, alla sua espressività, drammaticità e totale abbandono, mentre il secondo all'angelo, figura effimera, impalpabile, mediatore di un confine ancora sconosciuto. Il tema dell'anima, svelata nelle opere intitolate Animi Domus, è rappresentato attraverso forme chiuse e colori freddi che rimandano a una serena solitudine e a una instancabile riflessione sul rapporto vita-morte; Mater Dei raccoglie tutta la tenerezza della maternità e, assieme, il miracolo della vita. Infine l'eucaristia, dove tutto, nella sua essenzialità e rigore, diventa condivisione, compartecipazione e comunione. La mostra si conclude con cinque nature morte, opere recenti, in cui lo studio di un oggetto umile e quotidiano come un piatto, un uovo, una tazzina da caffè, risente di quel riverbero di sacralità, pur nella sua natura così semplice e misera.
Bruno Bordoli : Piccola Passione d'apres Durer / a cura di Paolo Biscottini
Milano : Museo Diocesano di Milano, 2009
Abstract: In mostra la serie della Piccola Passione (2005), 37 oli su cartone ispirati alle altrettante xilografie della Piccola Passione di Albrecht Durer. Le opere, che nascono quale ideale omaggio all'arte del maestro tedesco indagano, mediante l'utilizzo di segni e colori primitivi, il rapporto che intercorre tra emozione e fede religiosa. Sono numerose le suggestioni dalle quali Bordoli trae fonte d’ispirazione per il suo lavoro: le Via crucis conservate nelle chiese, i Sacri Monti del nord Italia, le Sacre rappresentazioni della Settimana Santa; ma anche dalle immagini dei film di Pasolini o da quelle dipinte dagli altri artisti, in particolare quelli dell’area gotica tedesca. Quella di Bordoli è una meraviglia meditativa che ragiona sulla presa di coscienza della popolarità e della diffusione universale della Passione di Cristo.
[Cinisello Balsamo] : Silvana, 1998
Anima mundi : caos e armonia / Giuseppe Ripa
Milano : Charta, 2004
Abstract: La percezione del mistero caratterizza tutta la ricerca fotografica, durata oltre dieci anni, che Giuseppe Ripa presenta in questo libro. È un lavoro pervaso da una forte tensione spirituale che incide significativamente sull'immagine. Viaggiare e non vagare, inseguendo la propria identità, con una mappa scandita da tappe precise: il mistero, la domanda, il silenzio, il dialogo, l'attesa. Settantacinque immagini, realizzate in quattro continenti, dal Tibet al Guatemala, dall'Islanda al Sahara, attraverso la natura e le manifestazioni di fede più diffuse (Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo, Induismo, Buddismo) esprimono un impulso universale verso il trascendente e tratteggiano una suggestiva geografia dell'Anima.
Silvio Consadori : 1909-1994 / a cura di Flaminio Gualdoni con Anna Maria Consadori
Busto Arsizio : Nomos edizioni, 2009
Abstract: Monografia a cura di Flaminio Gualdoni con un testo di Paolo Biscottini e un'antologia critica con testi di Giulia Veronesi, Oscar Di Prata, Carlo Munari, Ermanno F. Scopinich, Mario Ghilardi, Claudio Toscani, Giannetto Valzelli, Luigi Santucci, Raffaele De Grada, Orlando Consonni, Mauro Corradini. In occasione del centenario della nascita di Silvio Consadori (1909-1994) Milano ospita un doppio appuntamento per rendere omaggio ala figura dell'artista di origini bresciane. Due mostre: la prima antologica, al Museo Diocesano di Milano, documenta l'intero percorso di Consadori attraverso l'esposizione di circa 70 opere primarie; la seconda, con un'ampia scelta di disegni, presso l'Accademia di Brera, dove l'artista fu professore al Liceo dal 1941 al 1973. Esponente tipico della cultura figurativa, spaziando dalla pittura murale a quella di cavalletto, Consadori partecipa nel 1944 alla Biennale d'Arte Sacra all'Angelicum, nel 1962 affresca in Santa Maria delle Grazie a Milano e dal 1963 esegue gli affreschi nella Cappella degli Svizzeri in Vaticano e nella cappella privata di Papa Paolo VI.
Milano : Skira, 2000
Guide Skira
Milano : Museo diocesano, [2001?]
Il Divino Infante : sculture del Bambino Gesu dalla collezione Hiky Mayr / a cura di Chiara Basta
Milano : F. M. Ricci, c2002
Abstract: Sono sculture devozionali del Bambin Gesù provenienti dalla Collezione Hiky Mayr Hinterkircher, circa cento sculture a tema, proposte in un excursus storico calato tra i secoli XVII e XIX, che documentano Gesù Bambino attraverso i manufatti esposti, tecniche, usi e iconografie, opere devozionali che non hanno una attinenza specifica con il presepe (visto che le dimensioni vanno tra i sessanta e i novanta centimetri per quelli in piedi e tra i cinquanta e i settanta per quelli distesi) ma fanno l’immagine autonoma. Statue del bambino in fasce e ignudo, in piedi e seduto, quel “Piccolo Re” venuto a salvare il mondo e gli uomini, tanto piccolo, quanto grande, in quanto figlio di Dio.
La Pietà dimenticata di van Gogh: due Pieta a confronto / a cura di Paolo Biscottini
Milano : Museo Diocesano, stampa 2006 ([Gessate] : Arti grafiche Colombo)
Abstract: È noto che Vincent Van Gogh per un lungo periodo della sua vita, pensando di seguire le orme del padre, pastore calvinista nella sua Olanda, svolse un’intensa attività come predicatore, esprimendo sensi di solidarietà umana, specie nei confronti del mondo delle condizioni di vita dei minatori. Echi di questa sensibilità si colgono anche nella sua pittura. Il riferimento principale è evidentemente ai Mangiatori di patate, e più genericamente all’affiorare in tutta la sua pittura di valori spirituali che trovano una specifica applicazione intorno al 1889, quando, dopo un ricovero in ospedale a seguito dell’autolesionistico taglio del lobo dell’orecchio sinistro, finì in una casa di cura nei pressi di Arles, a Saint-Rémy en Provence, dove si dedicò al tema della Pietà, con un’iconografia derivata dal dipinto che Delacroix aveva realizzato nel 1840 per la chiesa parigina di Saint Denis du Sacrement, e che gli era noto da una litografia di Nanteuil. La riflessione su quel soggetto poi era proseguita in modo imprevisto: aveva infatti dipinto il contesto - cioè la cava che rappresentava l’ingresso del Sepolcro - tralasciando la figura di Cristo e della madre. Van Gogh raccontò di aver dipinto sotto le sferzate impetuose del mistral, tanto da aver dovuto ancorare il cavalletto alla roccia. “Si tratta di un’opera bellissima e grandiosa”, così Vincent scrisse con orgoglio al fratello. Un soggetto esplicitamente religioso è un’eccezione nell’opera di Van Gogh. Da come si espresse in un un’altra lettera al fratello, sembra che non solo la sua ammirazione per l’opera di Delacroix, ma anche il soggetto religioso abbiano giocato una parte nella sua decisione di copiare la stampa. Il dipinto è il primo di una lunga serie di copie (non solo da Delacroix) che Vincent avrebbe fatto quell’anno (il 1889) e il successivo, quando fu spesso costretto a restare nella sua stanza. Egli spiegò con un parallelo preso dalla musica, di considerare questi esercizi come delle “improvvisazioni”.
Milano : Museo Diocesano, 2006
Abstract: “Dovrei dire che io, pittore di cavalletto, amo maggiormente seguire il mio desiderio di studio e le mie fantasie, ma, dato che la vita mi ha portato anche sulla ‘via del vetro’, ci lavoro volentieri e ne godo; godo a cercare le linee ed a giocare coi colori e ad obbligarli a cantare nel limite ristretto dei neri scomparti del ferro, ed a raccontarci le loro misteriose storie di luce; poichè la vetrata (è facile e non facile capirlo) non deve, nè può essere un quadro, ma un vetro trasparente che dà luce e godimento di colore, ma soprattutto deve addolcire la luce e mai eliminarla” (Aldo Carpi).
387 d. C.: Ambrogio e Agostino: le sorgenti dell'Europa
Milano : Olivares, 2003
Abstract: E' notte di Pasqua del 387 d.C. Agostino, giunto da pochi anni nella capitale dell'impero romano d'occidente, Milano, si fa battezzare dal vescovo Ambrogio. Un evento straordinario per l'importanza storica che ebbero i due personaggi. Un avvenimento oggi fulcro di un'esposizione inauguratasi l'8 dicembre al museo diocesano di Milano. Attorno a quell'incontro i responsabili della mostra hanno cercato di ricostruire la Milano del IV secolo; le cui tracce sono ancora visibili in città (la basilica di Sant'Ambrogio, certo, ma anche una serie di altri luoghi di culto meno conosciuti - i suoi promotori propongono in proposito degli itinerari -). All'esposizione si possono scoprire testimonianze provenienti dalla capitale di un impero, che attraversava una delicata fase di transizione in seguito alle tensioni sociali ed economiche provocate anche dalla diffusione del cristianesimo, nelle sue diverse accezioni, e dalla pressione delle popolazioni barbariche. L'impero di cui Milano era capitale, inoltre, comprendeva regioni tra loro molto diverse, che andavano dal nord Africa, alla foce del Reno. Agostino nato a Tagaste (attuale Algeria) e Ambrogio (nato a Treviri) si formarono in due realtà facenti riferimento ad uno stesso centro, ma pur distinte nelle loro caratteristiche sociali ed economiche. L'esposizione cerca di cogliere queste peculiarità esponendo alcune centinaia di oggetti, espressione di quelle aree geografiche e di quell'epoca. L'incontro di Agostino con Ambrogio, considerando l'origine delle due personalità, fu quindi anche un incontro di grande importanza culturale, tanto da giustificare l'appellativo della mostra "387 d.c., Ambrogio ed Agostino: le sorgenti dell'Europa".
Milano : Museo diocesano, stampa 2004 ([S.l]. : Grafiche Colombo)
Abstract: Il corso della storia dell'arte non è sempre accompagnato da certezza assoluta e in numerosi casi, anche quando ci troviamo di fronte a dipinti ricchi di fascino e di indubbia qualità stilistica, gli interrogativi aperti possono essere numerosi. Ecco la domanda più frequente che tutti si pongono chi è l'artista a cui attribuire l'opera? Il problema dell'attribuzione, nonche' dell'intervento della bottega a fianco dei grandi mastri o dell'esecuzione di repliche antiche di soggetti che fin dall'inizio incontrano grande fortuna, è strettamente connesso alle frequenti lacune di documenti che attestino la commissione e la sicura paternità di un dipinto. Anche la presenza della firma non costituisce assolutamente prova dell'autografia di un'opera. A testimoniare questo importante capitolo della ricerca storico-artistica, il Museo Diocesano sceglie di esporre una suggestiva tavola raffigurante un Cristo nel sepolcro, tradizionalmente riferito a Bernardino Zenale (1460-1526).
Assisi non più Assisi : il tesoro della Basilica di San Francesco / a cura di Giovanni Morello
Milano : Electa, 1999
Cinisello Balsamo : Silvana editoriale, 2008
Abstract: Decisamente poco studiata ma senza dubbio sorprendente, la scultura in cartapesta è l'argomento di questo volume, edito in occasione di una mostra al Museo diocesano di Milano. Cinquanta capolavori, provenienti da chiese e musei italiani e stranieri, testimoniano l'importanza, la diffusione e la versatilità di questo materiale, duttile e leggero, apprezzato dai più grandi scultori dal Rinascimento ai nostri giorni. La presentazione delle opere, in ordine cronologico, ha inizio con le sculture toscane di età rinascimentale, fra cui spiccano quelle prodotte nella cerchia di Donatello, di Benedetto da Majano e Antonio Rossellino. Seguono le realizzazioni di ambito veneto, con gli altorilievi di Jacopo Sansovino, e le immagini devozionali di Nero Alberti da Sansepolcro. L'ampio uso di cartapesta in età barocca è quindi testimoniato da ciò che rimane delle sontuose scenografie create per le feste dell'epoca, con opere di Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi, fino alla grande scuola del Settecento napoletano. Una sezione specifica è infine dedicata alla cartapesta leccese, un capitolo interessante e poco conosciuto della storia dell'arte meridionale, che ha visto la città di Lecce diventare, sin dal Settecento, uno dei maggiori centri di produzione della cartapesta.
Milano : Museo Diocesano, 2006